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quanto la solitudine ha pesato nella vostra vita

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Messaggio Da mariellina Ven Giu 30, 2017 5:54 pm

Mi sento spesso un pesce fuor d'acqua...Tutti amano il computer...io no
tutti attaccati alllo smartphone...io lo consideravo inutile se non dannoso...tutti amano parlare di che vestito comprare...io preferisco parlare dell'ultimo libro letto...Le poche occasioni che mi capitano per uscire coi miei coetanei ( ho 24 anni) mi fanno stare peggio che meglio perchè mi sento inadeguata e con nulla in comune...
Sono timida ed introversa e questo non aiuta di certo...E stare sempre in casa quando gli altri escono a divertirsi mi rattrista...
Oltre lo studio universitario, fuori sede, che tra l'altro è pesantissimo, non ho vita sociale...le mie amicizie si contano sulle dita di una mano e non sono amicizie come intendo io...
Ma se ho sempre fantasticato in modo controllato, nell'ultimo anno, forse perchè sto disperando di trovare qualcuno simile a me che condivida interessi ed emozioni, le fantasie stanno avendo il sopravvento e ci sto male perchè la solitudine è bella solo quando la scegli e non quando la subisci...
Vorrei vedere una via d'uscita che non sia solo face book...

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Messaggio Da Costolina Dom Lug 02, 2017 2:47 pm

Ciao Mariellina Smile
Personalmente mi rivedo parecchio caratterialmente per come ti sei descritta. Anch'io spesso mi ritrovo a pensare di non avere con nessuno dei miei amici (anche per me sono davvero pochi quelli che considero tali) quel tipo di legame ed intimità che tanto mi piacerebbe avere. Nemmeno io sono attratta dal mondo dei social network, né tanto meno dall'avere un vasto gruppo di conoscenze. Però se ci fai caso il punto sta proprio nell'avere maggiore interesse verso attività che in genere si svolgono in solitaria.
A me piace stare sola, anzi, ne sento proprio la necessità talvolta; in questi casi è inevitabile non essere compresa dagli altri, se ad esempio non mi va di rispondere ai messaggi, o non mi va di uscire.
In altri momenti invece, come te, questa solitudine mi fa soffrire e anche parecchio.
Nel tempo mi sono resa conto che ricercare la perfezione in tutto, incluso nei rapporti con gli altri, alla fine genera solo insoddisfazione. Nelle fantasie l'altro è sempre per come lo vorremmo noi, sa sempre cosa dire e cosa fare al momento giusto, ma nella realtà sarebbe una pretesa assolutamente irrealizzabile.
Non so se è capitato o capita anche a te, spesso questo sentirsi un pesce fuor d'acqua, vedere gli altri diversi, mi ha portata a non riuscire ad essere spontanea in contesti di gruppo, anche in presenza dei soli amici più stretti.

Comunque quello che da un po' di tempo sto cercando di imparare a fare è curare i legami con le persone più vicine, perché il vederle inadeguate lo considero un mio limite, non loro. Se ci sono sempre state un motivo ci sarà!
Per quanto riguarda il discorso nuove conoscenze, lì ci vuole quel pizzico di coraggio in più per mettersi in gioco. Alla fine non c'è nulla da perdere, potresti piuttosto ritrovarti a scoprire che ci sono persone interessanti (magari anche rivalutare persone che non ritenevi tali) e, che condividano o meno i tuoi stessi interessi, possono trasmetterti attraverso le loro passioni qualcosa di nuovo.
Io ti consiglierei di non chiuderti e sforzarti di concentrarti di più sui lati positivi degli altri, lasciarti sorprendere dall'imprevedibilità dell'altro reale, pur sempre rispettando la tua personalità.
Su 100 tentativi 1 a buon fine ci sarà sicuramente, e ti assicuro che ne varrà la pena Smile
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Messaggio Da mariellina Dom Lug 02, 2017 5:47 pm

Le tue riflessioni mi danno conforto...certo non risolvono i miei problemi relazionali, ma quando ci si accorge di non essere gli unici ad avere queste difficoltà, è come vedere uno spiraglio di sole in mezzo alla tempesta...Devo sicuramente essere più forte e nello stesso tempo più disponibile verso gli altri per accettarli per quello che sono, coi loro difetti, ma pure i pregi, e soprattutto accettando i miei tanti limiti...
Più facile a dirsi che a farsi, soprattutto quando ti sembra di non avere ponti che ti colleghino agli altri...e sapessi quanto ne ho bisogno di questi "ponti"...
Ti ringrazio, penso che tu abbia ragione, bisogna sforzarsi e uscire dal proprio bozzolo... Rischiare delusioni e ferirsi, può essere il prezzo da pagare, ma non è che a stare chiusi in camera a sognare quello che potrebbe essere, faccia star meglio.

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Messaggio Da Admin.Valeria Lun Lug 03, 2017 11:20 am

Ciao Mariellina,
la solitudine è un problema molto sentito tra i mdders... E siccome siamo anche tendenzialmente romantici, vorremmo vivere esperienze che siano le più autentiche possibili, lontano dai social e dalla tecnologia. Il problema è che, come hai visto anche tu, uscire fisicamente con dei coetanei non è necessariamente più soddisfacente! Noi siamo persone diverse e pertanto più rare, ma siamo tante, tante persone sole che cercano qualcuno. Dobbiamo solo riuscire a trovarci. Allora, secondo me, ben venga la tecnologia se ci aiuta a metterci in contatto gli uni con gli altri. Nulla vieta che in seguito ci si possa anche incontrare nella vita vera... Smile
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Messaggio Da Randagia Mer Lug 05, 2017 1:32 am

Ciao,
ho letto le vostre riflessioni, e mi ci sono ritrovata molto. Il che è abbastanza insolito (e confortante) per i pesci fuor d'acqua. Io mi trovo in una situazione molto simile a quella di Mariellina. In questo periodo mi sembra che si sia rotto l'argine. Ondate d'impulsi desideri repressi invadono le mie giornate e mi infrangono. C'è un fascino malsano anche nella deriva. Il problema poi è ritrovare la fiducia. Soprattutto in sé stessi. Perché quando la risacca delle fantasie arretra mi ritrovo arida, vuota, lontana. Magari le cose cambiano, ma prima devo cambiare io. Accettare i limiti, miei e altrui, reagire, crescere, penetrare nel reale, nella vita. Il difficile è crederci, fino in fondo.
In altri periodi ho tenuto sotto controllo la fantasia credendo in quello che stavo facendo, volendo fermamente non farmi sopraffare, sentendo anche di più la sofferenza, sperando. Ora è più difficile.
Per quanto riguarda la solitudine in me c'è sempre stata, soprattutto in mezzo agli altri, come senso di estraneità. Non totale. Ma impaccia. Di solito devo tradurmi e occorre tempo. Poi ci sono (poche) persone con cui sto bene. Non che mi senta superiore, (ultimamente anzi semmai inferiore), agli altri. Ma certo diversa. E i ponti sì sono complicati da costruire, ma così necessari! Dipende poi da quanto è largo il fossato che ci separa dalle altre persone. Non è sempre uguale. Dipende da noi e da chi incontriamo.
Scusate, sono stata un po' lunga e sconnessa... comunque è bello sapere che qualcun'altra ha esperienze e vissuti simili, e magari è pure riuscita a stare meglio. Infonde un po' di coraggio...

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Messaggio Da Admin.Valeria Dom Lug 09, 2017 5:04 pm

Randagia ha scritto:C'è un fascino malsano anche nella deriva.

Ciao Randagia, questo fascino l'ho percepito anch'io in passato e l'ho percepito anche in molte persone "speciali", "diverse"... la depressione, i problemi psichici, la solitudine estrema, la deriva appunto, diventano così familiari che alla fine ci piaccioni quasi, diventano parte della nostra zona di comfort, non ci ricordiamo più bene com'è la vita al di fuori di essi. Ci sentiamo come poeti maledetti, geni incompresi.
E magari alcuni di noi lo sono davvero. Ma è necessariamente questo il prezzo da pagare per essere speciali? Decisamente no. Dobbiamo imparare a perseguire la nostra felicità senza temere per la nostra unicità. Io a questa conclusione ci sono arrivata con fatica dopo un lungo percorso.
E ora lo dico anche agli altri. Uno può accettare i propri limiti, ritrovare la fiducia, legare con nuove persone, eccetera, solo se prima ha deciso che, sì, vuole essere felice, che se lo merita.
Ho visto molte persone di questo tipo che non hanno saputo fare questo passo, o non ancora, e si sono chiuse nella loro odiata solitudine. Se c'è un'occasione, la rifutano. Hanno paura di essere ferite o feriti o chissà che altro. E le capisco... ma mi spezza il cuore.
La fantasia è un terreno sicuro dove stare, ma di certo non ci rende felici. E' più una morfina. Non ci fa sentire il dolore.
La buona notizia è che le persone come "speciali" sono di più di quello che si crederebbe. Solo che di solito, appunto, non sanno "creare ponti".

p.s.
Rangagia, scrivi in modo molto poetico...
scrivi anche poesie o racconti?




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Messaggio Da Randagia Mar Lug 11, 2017 5:45 pm

Ciao Valeria,
penso che tu abbia ragione. Una grotta scura può diventare una zona comfort. Ci si affeziona alla propria prigione interna. Soprattutto se è imbottita di droga. (La parola fantasia mi sembrava troppo innocente). Un vortice che risucchia, sempre più dentro, sempre più dimentichi di noi, di tutto. Quando ci si è immersi l'assurdità diventa abituale, e sembra assurdo che esista la possibilità di uscirne. A tratti ci si rende conto di non soffrire abbastanza, di non sentire abbastanza. Si ha la strana sensazione di essersi tranciati un dito, all'inizio non si sente nulla, un vago senso d'angoscia. La fantasia ritarda il dolore, procrastina procrastina. Ogni tanto si ha paura di perdere la capacità di risvegliarsi dall'anestesia. Ci si sente pieni di crepe, pieni di colpe. Così fragili, indolenti, smarriti... Dove vuoi andare combinato così? Meglio tornare sotto le coperte della fantasia, anche se ti soffocano. Ogni tanto devi uscire, e l'aria corretta degli altri ti fa sentire più dolorosamente il lezzo della tua atmosfera stantia e malata. E la vergogna. Amplificata da una società che ti urla costantemente di essere più veloce! Funzionale! Efficiente! Produttivo! Utile! Chi si ferma è perduto. Figurarsi chi non fa nulla per ore e ore... Non si vede più la via d'uscita, o meglio la via d'entrata... nel reale. Si sente di non meritarsela. E' proprio questo il punto, come hai detto. Tu hai imparato con fatica e dopo un lungo percorso a perseguire una vita diversa, più felice. Io sto cercando di apprenderlo. Aspiro a liberarmi da questa morsa. So che devo superare le mie tendenze assolutistiche. Trovare delle misure. A volte ho momenti di grande energia e fervore che crollano alla prima tessera che cede, effetto domino. Se non riesco ad essere mille, perchè essere cento? Tanto vale essere uno, e centomila nella fantasia. Tanto lei è sempre lì comoda, a portata di mente. Non è bello ammetterlo. Devo cercare di non farmi richieste impossibili, perchè il fallimento a quel punto è inevitabile. Devo cercare di accettare un percorso accidentato. Accettare che per arrivare da un punto a un altro non andrò diritta come una freccia, ma probabilmente disegnerò un arabesco, impiegherò più tempo. E cadrò più volte. Accettare che se non riesco a costruire dei ponti, a volte mi toccherà farla a nuoto. E' più lento e faticoso, socialmente poco accettabile, ma ci si merita di più di una prigione. Anche solo in quanto esseri umani. Bisogna cercare di ripeterselo. Sperare nella resistenza.
Ps. Grazie Valeria per aver deciso “di dirlo anche agli altri”. E' davvero rincuorante leggere le tue parole, e avere uno spazio dove poter confrontarsi con persone che vivono situazioni simili. Trovarsi in tanti quando si pensava di essere i soli “pazzi”. Magari si riesce a sostenersi e ad aiutarsi un po' a vicenda...
Pps. In genere leggo molto e scrivo raramente (e lentamente). Nei periodi critici scrivo in forme varie per cercare di raccapezzarmi...di solito lascio tutto nel cassetto. Stranamente quello non mi risponde mai...

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Messaggio Da Admin.Valeria Mer Lug 26, 2017 4:49 pm

Sono molto convinta che la società di oggi abbia una grossa fetta di colpa, tanto che ho esposto questa mia tesi nel sito sul https://www.maladaptivedaydreamingitalia.com/cos-%C3%A8-il-mdd/cause-del-mdd-nella-cultura-odierna/.

Come dici tu questi imperativi di produttività, efficienza e velocità non fanno che sentirci più inadeguati, inoltre siamo nutriti fin da bambini di sogni irrealizzabili, storie (film soprattutto) di quelli "che ce la fanno", quelli che dal niente arrivano al successo "perchè ci hanno creduto davvero". Ovviamente non è possibile diventare tutti ricchi e famosi, ma dentro di noi sentiamo la strisciante convinzione di non essere adeguati, che le cose avrebbero dovuto andare diversamente, e non eravamo pronti ad una "vita normale". Ci aspettavamo molto di più.

Eppure non è sempre stato così. Nel Rinascimento ad esempio si valutavano come complementari la vita attiva e la vita contemplativa.

p.s. con un altro ragazzo sto aprendo un nuovo sito che sarà dedicato ai mdders che desiderano esprimere qualcosa si sè, scritti, foto, o altro. Vorresti partecipare?
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Messaggio Da Randagia Mer Ago 02, 2017 12:06 am

Sicuramente il fatto che nei film e nei media in generale si presentino perennemente storie di persone che “ce l'hanno fatta” perchè “l'hanno voluto con tutto il cuore” crea pressione e frustrazione per chi si ritrova con una vita normale e non così estremamente ricca di emozioni e soddisfazioni. Come dicevi, sono eccezioni. La maggioranza non diventa “ricca e famosa”. Ma forse il punto è che, per quanto mi riguarda, provo un profondo dissenso sul concetto stesso di “farcela”. Provo disagio nei confronti di questa ossessione per l'autorealizzazione perchè “la tua felicità è la cosa più importante”. Naturalmente la felicità deriva dal tuo “successo”. Mi sembra propaganda. Un incitamento a un individualismo sfrenato ed egoistico che è d'interesse a questa società. Forse il punto è che “cerco le qualità che non rendono in questa razza umana che adora gli orologi e non conosce il tempo/ cerco le qualità che non valgono in questa età di mezzo”, per dirla con i CCCP. Di conseguenza provo un disagio di fondo. Non so se sia condiviso anche da altre persone che sono incappate in questo disturbo...e, anzi, mi piacerebbe saperlo...

ps: non ho molta dimestichezza con internet, però sono interessata al sito di cui parli. Quando sarà aperto puoi scrivere come si chiama? Grazie

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Messaggio Da Admin.Valeria Mar Ago 08, 2017 9:59 pm

Vedo che la pensiamo molto allo stesso modo! Qui la discussione si va a spostare sui valori della società attuale. Ci sarebbe molto da discutere sui concetti chiave della società di oggi, come dici tu, di "farcela", di "successo", di "felicità", ma anche di "merito", di "benessere", eccetera. Ho messo in discussione molti concetti che un tempo davo per scontati. Poi, a meno che uno non possa permettersi una tenuta autosufficiente nella campagna più sperduta, bisogna fare i conti con il "mondo", e stare alle regole, produrre, vendere, compromettersi, ma almeno lo si fa capendo che è un gioco, che non si è scelto di giocare, ma pur sempre un gioco, con regole che non sono verità universali, ma contingenti al momento storico. Si possono guardare le cose dall'esterno e scegliere, quando è possibile, di seguire strade diverse.

Per il sito, ora non siamo andati molto avanti, causa ferie ecc... (anch'io sono appena rientrata dal mare...) ma lo pubblicherò qui quando sarà pronto!
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Messaggio Da Lunaxel Gio Nov 16, 2017 7:56 pm

Che meraviglia leggere le vostre parole! E' proprio così Randagia, quanti anni passati a pensare di essere l'unica pazza con un problema così unico da essere alienata dai "normali" e anche dagli "anormali". E questi vostri discorsi sulla società malata in cui viviamo... discorsi che mi sono sempre dovuta ingoiare perché al primo accenno mi vedevo addosso occhi che dicevano chiaramente "guarda, poverina, la volpe che non arriva all'uva". Quante lacrime ho versato pensando di esere inadatta alla vita... eppure tutto questo dolore non è stato inutile, e adesso che l'ho completamente superato, pur essendo sognatrice come prima, e in alcuni periodi anche peggio, penso che sia stata una grande scuola, un grande banco di prova, in cui alla fine ho vinto io. Senso di inadeguatezza, complesso di inferiorità estrema, addirittura odio per me stessa e disprezzo infinito, disadattamento, ansia e depressione... le ho vinte tutte. Tranne l'MDD. Ma adesso che ho scoperto di essere forte... vado avanti con ottimismo e voglia di vivere. Very Happy

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Messaggio Da Admin.Valeria Ven Dic 08, 2017 6:44 pm

Sai Lunaxel, non so se ti è capitata la stessa cosa, ma io mi sono trovata in una situazione ambigua.

Da un lato c'è la società "grande", globalizzata, competitiva, business oriented, con cui mi sento molto critica; dall'altro lato... dall'altro lato cosa c'è? Cercavo un'alternativa. Pensavo di averla trovata ad un certo punto, di aver trovato persone fuori dalle regole della società, fuori dalle logiche del consumismo, gente diversa. Eppure, con queste persone mi sono trovata a scontrarmi anche peggio che non con le prime. Perchè, a quanto pare, cercare qualcosa fuori dagli schemi della società ti porta automaticamente in gruppi di persone mezzo new age mezzo complottiste, volentieri vegane, no-vax, a-scientifiche... è all-inclusive, non puoi scegliere. Ti trovi risucchiata in logiche diverse ma altrettanto assurde. E queste persone ti vengono a dire che devi pesare positivo, portare luce ed energia nella tua vita, che non ci credi abbastanza, che se ti metti nelle frequenze giuste "le cose arrivano da sole". Molte di queste persone si lamentano della loro banale vita "da lavoro in banca" che impedisce loro di vivere creativamente e spiritualmente...
Si bevono qualsiasi informazione senza un minimo di senso critico, non mettono in discussione nulla e sono accaniti lettori degli stessi libri e frequentatori degli sessi corsi, un club chiuso.

Io voglio un'alternativa vera. Una in cui posso scegliere.

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Messaggio Da Lunaxel Sab Dic 09, 2017 4:29 pm

Molti di loro sono dei conformisti dell'anticonformismo, molti invece sono autentici. Io ho studiato all'artistico, e la cosa che più odiavo era vedere come i ragazzi "entravano nella parte", il loro anticonformismo era un atteggiamento, un piegarsi ad un cliché, quindi paradossalmente, proprio loro che orgogliosamente si consideravano liberi dagli schemi imposti dalla società erano schiavi del loro schema, quello dell'artista contro gli schemi. Si autoetichettavano e non sviavano dal loro cliché. Ancora oggi che sono adulta né incontro tanti. Alcuni mi danno i nervi, come quelli che si atteggiano a strambi: " io sono così, la gente lo sa, nessuno si stupisce se mi vede in piagiama in macchiana alle sei di mattina..." raccontano e ridono sentendosi dei gran fighi e tenendo banco con quattro o sei occhi appesi all'amo. A me danno fastidio, perché anche se oggi ho superato tutto, come dicevo nel post sopra, e sono felice e orgogliosa di quello che ho superato e di quello che ho imparato, mi chiedo: "saresti così esibizionista e pubblicizzeresti davvero le tue stramberie se avessi mai sofferto alnche solo un minuto quanto una persona che davvero è, e sie è, considerata stramba, alienata e disadattata? Queste persone che si atteggiano non le sopporto, mentre quelle che si nascondono in questi gruppi di "dissidenti" tutto sommato le rispetto, hanno bisogno del loro gruppo con cui identificarsi e sentirsi rafforzati. L'essere umano ha bisogno del gruppo, non può vivere da solo.E' una animale da branco, persino noi, così estraneate nei nostri mondi, stiamo cercando di unirci e di sentirci rappresentati addirittura da una sigla. Sarebbe interessante parlare del sollievo che abbiamo provato nello scoprire questa sigla? MD. Io sono MD? Ve la siete girata anche voi in bocca questa caramella, per assaporarla meglio? Io sì, l'ho fatto, infatti ho avuto un breve peggioramento dopo avervi scoperto, perché mi sentivo ancora più legittimata ad andare alla deriva nei miei pensieri.
Ma capisco anche il tuo dilemma. sì, l'ho vissuto anch'io. Appartengo ad una minoranza religiosa e dopo parecchi anni ho trovato il mio equilibrio tra essere parte del gruppo ed essere se stesse, e capisco che anche noi possiamo apparire tutti uguali e in un certo senso anche qui è la bellezza. Ogni gruppo ha i suoi bigotti, che sia religioso o no. Per esempio mio figlio è seguito da una neuropsichiatra che è una talebana della scienza, non c'è spazio per il dialogo, la comprensione, l'apertura e l'accettazione delle idee altrui. Chiamala psicologa! Lei si sente l'eroica paladina al servizio della scienza contro il medioevo della spiritualità. Insomma, di estremismi ce n'è dappertutto. Il pensare positivo è una grande verità. Spesso quando sogno lo faccio in negativo, soprattutto con la mia ultima mania. Il mio alter ego soffre, viene giudicato male, maltrattato. Non so perché lo faccio, ma mi sono sforzata di limitarmi anche perché ai miei cari sembravo triste, mentre stavo solo sognando, e sapevo che si preoccupavano. Quindi ti posso dire che, anche se spiacevole da sentirsi dire, è una verità pura e semplice, e il pnl di Valeria ti spiega il perché. Anche io ho provato rifiuto quando mi dicevano che se pensi positivo e cose arrivano, siamo grandi, le favole non ci ingannano più. Ma una verità c'è: se pensi positivo affronti le cose in maniera diversa, vedi le cose in maniera diversa (a volte vedi pianure dove prima vedevi montagne). Comunque mi hai fatto venire in mente un altro argomento. Vado ad aprirlo subito, prima di dimenticarmi. Bye bye Very Happy

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Messaggio Da Admin.Valeria Lun Dic 18, 2017 11:34 am

Anch'io ho fatto l'artistico, sai?
Si conosco bene le categorie di persone di cui parli!
E' vero, se avessero mai sofferto della loro "diversità" non se ne vanterebbero. Hai notato come ultimamente vada di moda riconoscersi in quelli nerd? Se fossero davvero così tanti, non esisterebbe il bullismo...
Il pensiero positivo così com'era concepito dalla new age per me è abbastanza pericoloso, perchè se le cose vanno male, rischi di attribuire la causa a te stesso e a riempirti di sensi di colpa. Preso in modo più razionale (appunto, la pnl, ecc), allora è efficace. Allora è "educare la propria mente".
Tuttavia, mi riserbo ugualmente il diritto di non prendere tutto il pachetto "all inclusive" e di scegliere a cosa voglio dare credito e a cosa no, fatto che spesso purtroppo non avviene nei gruppi di cui parlavo nel post precedente...

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Messaggio Da Lunaxel Mer Dic 20, 2017 9:17 pm

Admin.Valeria ha scritto:
Tuttavia, mi riserbo ugualmente  il diritto di non prendere tutto il pachetto "all inclusive" e di scegliere a cosa voglio dare credito e a cosa no, fatto che spesso purtroppo non avviene nei gruppi di cui parlavo nel post precedente...

Hai perfettamente ragione. Io non conosco molto la new age, ma conosco il modo che hanno molte persone, troppe, forse la maggiorpare, di prendere degli insegnamenti saggi e applicarli farisaicamente, senza coglierne l'essenza e applicandoli in maniera estremistica e irrazionale a danno di se stessi, degli altri e dell'insegnamento stesso, che viene bollato come estremista quando magari non lo è, ma lo è solo chi in questo modo lo interpreta e lo vive. Spesso le persone abdicano dal loro trono e si fanno sudditi, cioè spengono il cervello e si lasciano trasportare dalla corrente prescelta.

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Messaggio Da Admin.Valeria Lun Dic 25, 2017 7:17 pm

Esatto. Io dico "new age" perchè è l'unico termine che raccoglie un po' tutte queste cose insieme, di fatto oggi non esiste più ufficialmente come corrente, era più una cosa degli anni '90. Ma secondo me è più viva che mai, anche se non ha più un nome ufficiale. Spesso si fa un minestrone di cose orientali, pseudoscienze e psicologia spicciola, senza approfondire davvero nulla. Sicuramente ci sono dei concetti buoni e utili in mezzo, è proprio il tipo di attegiamento che non mi va giù.
Questo topic era partito dal concetto di solitudine. Ed è proprio la difficoltà di sentirsi di appartenere a qualcosa, ad un qualche gruppo sociale, che ci fa sentire così tanto soli.
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Messaggio Da Lunaxel Mar Dic 26, 2017 9:30 pm

Mi fai pensare che in effetti è proprio negli ultimi decenni, in cui la solitudine è epidemica, che si tende a definire ed etichettare tutto: ogni comportamento umano, normale o meno che sia, viene definito, descritto ed etichettato per poi essere inserito in un gruppo sociale (vedi che già diciamo "noi Madders) in un mondo in cui non sappiamo più socializzare, dove non sentiamo di avere un posto, il posto ce lo creano loro, con la diagnosi, e i relativi gruppi e forum che poi ne nascono.
Espressa un po' da schifo, ma stasera non riesco ad esprimermi Rolling Eyes

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Messaggio Da Admin.Valeria Dom Dic 31, 2017 12:48 pm

Credo sia normale etichettare, non credo sia una cosa recente, e non dovrebbe essere nemmeno del tutto negativo se non comportasse anche un giudizio. E' vero che è pericoloso arrivare ad identificarsi con una "malattia", spesso i medici per deformazione professionale tendono a spingere le persone ad identificarsi essessivamente con la loro patologia. SUccede in molti ambiti della società e diventa un circolo vizioso. Ad esempio, identificare se stessi con la parola "criminale" non porta a nulla di buono di sicuro. Ma se non c'è un giudizio, l'appartenenza ad un gruppo è essenziale, credo sia proprio parte del fatto di essere umani. Noi ci identifichiamo con mdders per sentirci legati gli uni agli altri, per costruire un'identità attorno a questo. Sta a noi non identificarci solo con la parte problematica del mdd, ma anche con quella creativa. Non dobbiamo permettere a nessuno di giudicarci per il mdd, anche se noi stessi ci identifichiamo con questa etichetta.
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